Care parrocchiane e parrocchiani,

vi scrivo questa lettera da Parigi, dove sono arrivato ieri sera per l'incontro mensile del Consiglio Provinciale di noi Padri Maristi. Ieri sera, a cena, eravamo cinque (dovevano ancora arrivare due confratelli): due francesi, un olandese, uno spagnolo ed io. Abbiamo parlato, come di consueto, in Inglese (l'unica lingua che abbiamo in comune) e questo mi ha fatto nascere una prima riflessione che mi fa piacere condividere con voi. Per essere famiglia bisogna, spesso, venirsi incontro, cercare cosa ci è comune piuttosto che quello che ci divide. Le differenze rimangono, è chiaro, ma con un piccolo impegno da parte di tutti e tutte si può arrivare a fare esperienza di momenti di unità e comunione, buoni semi che, una volta gettati, se coltivati potranno germogliare e diventare sempre più rigogliosi.

Venendo a noi, la vita in Parrocchia prosegue bene, e devo confessarvi che mi spiace dover rinunciare, a motivo di questo incontro internazionale, a quattro giorni di Benedizione delle Famiglie. Benché quest'anno non sia proprio in piena forma fisica – e molti di voi se ne sono accorti e mi sono ancora più vicini, e vi ringrazio anche per questo – mi piace sempre incontrarvi personalmente nel luogo in cui abitate, parlare e pregare con voi, e così fare un passo avanti nella conoscenza reciproca e nel nostro sentirci sempre più famiglia parrocchiale.

Oltre alla non piena forma fisica, ultimamente risento anche del peso dato dal sovrapporsi di troppi incarichi (Parroco, Economo Italiano e Consigliere Provinciale dei Maristi), e sto davvero cercando di discernere quale possibile soluzione trovare per poter fare le cose bene e non sempre in urgenza. A tal proposito, vi ringrazio, perché so che pregate anche per me e per tutta la nostra comunità Marista, e questo mi dà consolazione e serenità.

Siamo ormai prossimi alla Pasqua, e vorrei riflettere con voi facendoci aiutare da una foto scattata nel Duomo di Cortona l'anno scorso. Vi invito ad osservarla con calma e, prima di continuare a leggere queste poche righe, provare a mettere a fuoco i pensieri e le emozioni che l'immagine vi suscita. L'arte è un dono che riceviamo (e in Italia siamo davvero fortunati!), e contemplare il “bello” può aiutarci a riflettere e meditare. Mi permetto, quasi in parentesi, di invitare tutti voi - e i vostri figli e nipoti - ad esporvi al bello, per abituarci allo stupore, riflessione, conoscenza e crescita anche interiore che ne può derivare.

Prendetevi, dunque, un po' di tempo per ascoltarvi in quello che vi suscita questa foto.

parroco marzo 2015

Son sicuro che abbiate fatto “l'esercizio” che vi ho suggerito!

Ora provo a condividere le mie riflessioni, senza un preciso ordine, ma così come sono sorte nella mia testa e, ancor di più, nel mio cuore. Mi sembra possano essere d'aiuto ad avvicinarsi al problema del male (perché c'è il male?) su cui spesso, anche nei vari incontri con i genitori, sentiamo l'esigenza di interrogarci e riflettere.

  • Il Crocifisso (la morte) è più sfocato, perché non ha l'ultima parola. L'ultima parola ce l'ha il Risorto (la vita), che infatti è più nitido e a fuoco!
  • Allo stesso tempo, la bandiera del Risorto indica la croce: se non si muore non si può risorgere (Nota Bene: questo non significa che Dio ci manda il dolore!!! Se qualcuno vi dice il contrario, SBAGLIA!!!). Per quanto la morte (il dolore, i lutti, i tradimenti...) ci faccia star male, non possiamo ignorare la sua esistenza (fuori e dentro di noi!). Anche Dio, fattosi uomo in Cristo, ha dovuto fare i conti con il male, il dolore e la morte...che fanno parte della vita umana.
  • Il Risorto ha la "pancia" illuminata più della testa. Nella Bibbia la parola per definire la misericordia di Dio è "rahamim", che indica le “viscere” di Dio (l'esempio è la madre, che nelle viscere accoglie la nuova vita e, nelle sue viscere, soffre per il dolore di chi ha generato!). Dio non ci ama solo di testa, ma con tutto se stesso. E quando stiamo male o nel male, anche Lui ha, come per così dire, "mal di stomaco", perché è lì, nel luogo in cui si forma la vita, che Lui ci ama e ci tiene.
  • Il Risorto porta i segni della passione che ha subita: il dolore ci cambia e, anche se riusciamo a superarlo e a sperimentare di nuovo la vita, non siamo più gli stessi di prima.
  • Il resto (chiesa, quadri, etc.) è in piena ombra. Credere che la Vita vince la morte, che la misericordia di Dio sana le nostre debolezze, è la nostra missione principale; il resto è un dettaglio e verrà da sé.

Mi fermo qui, lasciandovi queste poche e scarne riflessioni, ed invitandovi a farvi ispirare da questa immagine e a condividere con me e tra voi, se volete, i vostri pensieri.

L'esempio di Maria, che ha fatto l'esperienza della “spada che trafigge l'anima” (Vangelo secondo Luca, capitolo 2, versetto 35), che ha seguito Gesù fin sotto la croce ed ha mantenuto la fede nel progetto di Dio al quale aveva dato il suo “si”, ci aiuti a sentire la presenza di Dio, il Dio della vita, anche nelle nostre situazioni e momenti di dolore. E ci accompagni, oltre la croce, verso la luce e la gioia della Pasqua!

Buona Pasqua a tutte e tutti voi, a nome mio e dei padri Antonio, Egidio, Piero e Sergio!!!

p. Marcello